Maid e la forza di voltare per sempre pagina

Maid è la storia di una ragazza di nome Alex che nel mezzo della notte scappa di casa con la figlia Maddy per fuggire dal compagno alcolizzato Sean diventato violento e aggressivo. Alex ha solo 25 anni, non ha un lavoro né un posto dove stare. È sola al mondo: non può contare nemmeno sulla sua famiglia dato che la madre soffre di un grave disturbo bipolare non diagnosticato e il padre – anche lui ex alcolista violento – ha una nuova famiglia in cui lei non ha mai trovato posto. Decide così di rivolgersi agli assistenti sociali che la indirizzano verso una casa rifugio per donne vittime di abusi. È forse qui che Alex capisce realmente di essere vittima lei stessa di un abuso. Quando infatti rifiuta il posto nella casa rifugio per “non rubarlo ad una donna che ha subito dei veri abusi” l’assistente le chiede spiazzandola quali siano allora i cosiddetti “finti abusi“. La risposta è che non ne esistono e quelli che Alex ha subito sono veri, sono emotivi.

Siamo infatti abituati a pensare agli abusi domestici come ad abusi fisici e basta. In fondo molti pensano che il controllo, la mortificazione, lo svilimento e l’intimorimento non siano un vero e proprio abuso. Siamo abituati ad immaginare l’aguzzino come un mostro demoniaco che si riconosce da lontano, una persona spudoratamente orribile e cattiva da cui è quindi facile tenersi alla larga e soprattutto da cui è facile fuggire. Spesso arriviamo perfino a pensare che in fondo sia facile dire basta, che sia facile riconoscere il pericolo e allontanarlo da sé. Pensiamo che se capitasse a noi ce ne andremmo alla prima avvisaglia. Ma non è così facile e Maid questo ce lo mostra in modo amaro e lacerante.

Sean non è un mostro che si riconosce da lontano, non è una persona spudoratamente orribile e cattiva. Sean è un ragazzo problematico che affoga la sua disperazione nell’alcol da quando aveva 9 anni, da quando sua madre era tossicodipendente e il suo patrigno lo picchiava violentemente. Quando beve Sean è irascibile e aggressivo: scatta per niente e Alex arriva ad aver paura persino a respirare. Quando beve Sean è un mostro e Alex questo lo ha capito a sue spese. Non è l’alcol a rendere violento l’uomo ma certo tira fuori tutta la rabbia e l’aggressività che evidentemente questo ha dentro di sé e che di solito riesce a domare. Per questo quando non beve Sean è dolce e amorevole. Riesce appunto a disintossicarsi perché non vuole essere come la madre e perché vuole essere un compagno e un padre migliore: infatti con Maddy riesce ad essere un padre amorevole e con Alex si dimostra ancora una volta il ragazzo dolce e gentile degli inizi, quello che la sostiene e la aiuta quando da sola non riesce a gestire i casini della sua famiglia, quello che la tranquillizza con i suoi abbracci e i suoi sorrisi. Quello che c’è per lei in ogni caso e ad ogni costo. Noi come Alex arriviamo perfino a perdonare Sean, a giustificarlo, a dimenticare il mostro che era diventato. Perché ora lui è solo lui: è dolce, protettivo, accorto. Non è un mostro, è solo Sean. Ma non dura molto purtroppo. I litigi e le incomprensioni lo riportano sulla strada dell’alcolismo e piano piano tutto torna come prima. Torna il controllo su Alex, torna la mortificazione, torna l’aggressività. Torna il mostro. Con lui in casa ci dimentichiamo di Sean e di chi era. C’è spazio solo per l’odio e per la paura. Alex fugge di nuovo con Maddy e stavolta Sean dopo l’ennesimo tentativo di riavvicinamento riesce a capire che lui non può prendersi cura della figlia se prima non si rimette in sesto. L’alcol controlla la sua vita e lui non può fare come la madre, non può rovinare la vita anche a sua figlia. Vorrebbe essere migliore e promette di provarci: nel frattempo accetta che madre e figlia vivano lontano da lui. In lacrime chiede perdono ad Alex. Un perdono che lei non gli concede a parole ma che forse intravediamo nei suoi occhi.

Questo è il bello di Maid. Sean non ci viene presentato come un mostro spietato e gratuitamente cattivo che è facile condannare e ripudiare ma come un ragazzo molto problematico che prova ad essere migliore e non ci riesce. Veniamo fuorviati come Alex nel perdonarlo, nel giustificarlo, nel provare empatia nei suoi confronti riuscendo persino a dimenticare il mostro che è capace di diventare quando si lascia andare. È così che possiamo capire quanto in realtà sia difficile per una donna. Quanto sia difficile non riconoscere il pericolo. Quanto sia difficile vedere il mostro oltre il volto di chi pensiamo di conoscere. Quanto sia difficile non perdonare l’uomo che si ama e che ci ama quando si dimostra quello di un tempo, quando è dolce e gentile come una volta. Quando ci promette che sarà migliore, che è cambiato. Il passaggio importante è proprio questo: non importa se non abbiamo davanti a noi un mostro spietato e gratuitamente cattivo ma piuttosto un ragazzo problematico e sofferente. Non importa se a tratti è dolce e gentile come una volta. Non importa se ci amiamo, se ci sosteniamo, se ci capiamo. Se c’è aggressività, se c’è violenza, se c’è timore non ci può essere altro. Se ad ogni litigio, ad ogni incomprensione sappiamo che corriamo un pericolo, se temiamo per noi e per i nostri figli niente altro ha importanza. Per quanto faccia male e per quanto sia difficile dobbiamo trovare la forza di reagire e dire basta. Prima che sia troppo tardi.

Alex ha il cuore infranto ma non arretra e non torna indietro perché lei e sua figlia meritano una vita migliore. Una vita in cui Sean avrà sempre un posto ma alle dovute condizioni. Durante tutta la serie Alex deve affrontare mille problemi e mille sfide ma non si arrende mai. Vivendo inizialmente come una senzatetto cerca, trova e poi perde un lavoro come domestica, cambia alloggio più volte nella disperata ricerca di un posto dove lei e sua figlia possano stare. Ma alla fine ci riesce. Trova un lavoro, viene accettata al college e potrà così realizzare per sé e per sua figlia qualcosa di bello. Qualcosa che sia all’altezza di ciò che meritano.

“Molte persone non scommetterebbero su una madre single che si iscrive al college ma non sanno quello che ci è voluto per arrivarci: 338 bagni puliti, 7 tipi di sussidi governativi, 9 traslochi, una notte alla stazione dei traghetti e l’intero terzo anno della mia dolcissima figlia Maddy.”

Non dobbiamo pensare che sia facile ma non dobbiamo nemmeno pensare che sia impossibile. Ci vuole forza e ci vuole coraggio. Alex trova la propria forza nell’amore che prova per la figlia. Un amore incondizionato che le rende sopportabili la fatica del lavoro, la fame e la stanchezza, la povertà e le umiliazioni. Un amore incondizionato che le dà la forza di fuggire in piena notte dall’unico mondo che conosce e che sembra fatto per lei. Un amore incondizionato che le dà la forza di lottare e non mollare nonostante la solitudine e la disperazione. Un amore incondizionato che vince sulla paura e sul dolore. Perché “tutto questo nuovo mondo è per Maddy“.

Se volete vivere un’esperienza emozionante vi consiglio di guardare questa miniserie (disponibile su Netflix). Vi lascio qui il link del trailer: https://youtu.be/ZO4dyMGD7QU. Sono solo 10 episodi e vi assicuro che ne vale assolutamente la pena. È emozionante. Straziante, triste e doloroso ma anche bello, profondo e commovente.